Balon Mundial Festival 2023

Cosa ci unisce?

Se si dovesse fare un sondaggio in diversi paesi chiedendo quali sono le cose più importanti che dimostrano l’unione tra le persone, molte delle risposte sarebbero l’amore, il rispetto e lo sport, in particolare quello più conosciuto al mondo, il calcio.

Ho trovato il luogo perfetto dove si trova la combinazione di tutto questo, creando un’atmosfera magica, pura e sana. Questo luogo si chiama Balon Mundial.
Balon Mundial è un’organizzazione no-profit che utilizza il calcio come metodo per promuovere inclusione, rispetto, gender equity e fairplay. 

the future is equal
the future is equal
the future is equal

Nell’ultimo mese ha organizzato un torneo di calcio maschile e femminile di persone provenienti da diverse parti del mondo che attualmente vivono nella città di Torino, in Italia.

La differenza che ho incontrato in questo torneo rispetto ad altri è che la dinamica è completamente diversa da quella che ho visto in precedenza. Il torneo vuole che le partite si svolgano in modo sano e pacifico, senza queli aspetti negativi che troviamo spesso nel calcio tradizionale, come la mancanza di rispetto e la discriminazione, che fanno parte di un gioco sporco. Tutto questo viene realizzato in modo eccezionale, grazie al fatto che, in ogni partita, ci sono una serie di punteggi “speciali”.
I primi sono i Punti Partita, a seconda di che squadra ha vinto, perso o pareggiato. A questi si aggiungono altre due categorie di punti, i primi per il fair play e i secondi per l’antidiscriminazione. Ogni squadra valuterà gli avversari con un punteggio da 0 a 3, il massimo è per una prestazione di rispetto, inclusione, fair play e linguaggio positivo.
A questi punti si aggiungono quelli del mediatore, una persona esterna al campo che valuterà le due squadre con gli stessi criteri di punteggio. Quando i punti delle squadre e del mediatore vengono sommati, si ottiene un totale finale di punti, chiamati Punti Mundial.

La figura del mediatore o mediatrici è una delle innovazioni di cui parlavo in questo torneo. Si tratta di una figura che ha il compito di valutare oggettivamente le prestazioni delle due squadre da un punto di vista rispettoso. Si differenzia dall’arbitro in quanto a non dover prendere le decisioni della partita, ma sono le squadre stesse a decidere le azioni durante la partita. Questo si traduce in qualcosa di positivo, la buona cooperazione e la comunicazione tra le due squadre.

Posso assicurarvi che è andata molto bene.

Alla fine del torneo, è stata premiata la squadra con il miglior punteggio di fair play e antidiscriminazione. Le vincitrici sono state la squadra femminile italiana, che ha vinto anche il torneo nella categoria calcio femminile. In campo maschile, il trofeo è stato vinto dalla squadra ecuadoriana.
L’atmosfera durante le due settimane del torneo è stata incredibile e unica. Abbiamo potuto vedere persone di diversi Paesi giocare a calcio o semplicemente fare il tifo per i/le loro amic* e famiglia.
Durante il torneo ho avuto modo di parlare con molte persone. Vorrei sottolineare alcuni dettagli che mi hanno colpito, come l’allenatore della squadra femminile colombiana, di origine peruviana, al quale ho chiesto perché non allenasse la sua nazionale. Mi ha risposto in modo così bello e sincero, dimostrando quello che ho detto all’inizio: il calcio e l’amore vanno di pari passo, un’unione garantita.

Le sue parole sono state: quando sono arrivato in Italia, non conoscevo nessuno ed ero solo, la comunità colombiana mi ha accolto a braccia aperte e mi ha trattato come la sua famiglia, per me è un onore aiutare questa squadra oggi.
Un altro dettaglio che fa accapponare la pelle è stato quello della squadra USPR, una squadra composta da persone di lingua russa che provengono da diverse nazionalità, siano esse Russia, Ucraina, Kazakistan o altri Paesi dell’Asia centrale. In ogni partita si sono presentati con una bandiera LGTBIQ+ con sopra il simbolo della colomba della pace. A ogni partita l’hanno usata per fare la foto di squadra. Alla fine della partita, il capitano della squadra, di nazionalità russa, ha posato con un compagno di squadra di nazionalità ucraina. Mentre entrambi tenevano la bandiera, il capitano ha preso la parola per dichiarare apertamente che era contrario alla guerra in corso tra i due Paesi e che la realtà era questa, l’amore e l’unità tra le persone, indipendentemente dalla loro condizione sessuale o dalla loro nazionalità.
Durante il torneo c’è stata musica da molti Paesi, una cosa bellissima da vedere, perché persone di diverse nazionalità hanno mostrato i loro gusti agli altri e insieme hanno ballato e cantato.
Poiché il cibo non poteva mancare, le stesse comunità hanno voluto condividere con gli altri una parte così importante delle loro culture, la cucina. Abbiamo potuto mangiare quella che conosciamo come insalata russa, anche se ci hanno spiegato che il nome non è appropriato, poiché proviene da tutta l’Asia centrale e non è specifica del Paese.
Per combattere il caldo durante il fine settimana delle semifinali e delle finali, una famiglia dell’Ecuador vendeva granite di diversi gusti naturali, con una preparazione dei giorni precedenti a base di ghiaccio, che ci ha spiegato il metodo di come ottenerla in buone condizioni per evitare eventuali problemi digestivi in seguito.
Una parte magica del torneo è stata che in alcuni momenti il calcio è passato in secondo piano e il protagonismo è passato a un altro focus, come le persone che erano fuori dal campo, tifos* che cantavano, incitavano, ballavano e condividevano le loro culture e i loro gusti di vita.
Fin da bambino sono stato un amante del calcio, come giocatore, tifoso e persino allenatore. Il calcio mi ha accompagnato per tutta la vita, o almeno fino a quando ne ho memoria, ma negli ultimi anni me ne sono allontanato, perché mi sembrava di aver perso l’entusiasmo e di essere stato addirittura deluso.
I motivi sono molteplici, perché ho visto come il calcio professionistico ed elitario abbia un lato oscuro che prima non conoscevo. Quando ho iniziato a capire che in questa vita gran parte di essa è guidata dal denaro, questo finisce per sporcare la maggior parte di ciò che tocca, e il calcio non sarebbe stato da meno.
Iniziando a mettere in luce i casi di corruzione da parte di squadre e istituzioni sportive, di brogli da parte di giocatori e arbitri.
La mia squadra di sempre, acquistata da una società straniera che dimostra ogni anno che la squadra è la cosa meno importante, si preoccupa solo dei soldi. Cambiano persino lo stemma e il nome dello stadio senza preavviso, senza chiedere alla tifoseria, che sono coloro che amano un club.
Diverse squadre sono state sovvenzionate, comprate o si sono ribellate al potere di Paesi potenti, tra l’altro, nel settore del petrolio, Paesi che non sono considerati a livello internazionale come democrazie esemplari o alcuni di loro non ci si avvicinano nemmeno. Inoltre, non rispettano i diritti umani o molti di questi diritti non sono chiaramente visibili.
L’ultima Coppa del Mondo di calcio maschile, l’evento sportivo più seguito del pianeta, si è svolta in Qatar, un Paese che viene chiaramente messo in discussione a livello internazionale per il mancato rispetto dei diritti umani. Indagini sulle morti durante la costruzione degli stadi per il torneo. Niente. Tutto va avanti. I soldi ci sono, il calcio ci sarà.
Casi di discriminazione da parte dei tifosi nei confronti dei giocatori perché hanno le unghie dipinte, insulti che è meglio non menzionare. In altre parole, le libertà dei giocatori e giocatrici non sono rispettate.
Infine, i continui casi di razzismo che si verificano nella maggior parte dei Paesi, insulti dedicati alle persone a causa della loro origine, del colore della loro pelle o della loro religione.
Tutto questo mi ha fatto perdere un po’ dell’entusiasmo con cui ho iniziato ad amare il mondo del calcio. Ma grazie a Balon Mundial ho potuto guardare di nuovo il calcio con occhi diversi, perché il calcio è molto di più di quello che vediamo in TV.
Il calcio è nelle strade, nei quartieri, nelle periferie, nei parchi, nelle scuole, nelle famiglie, negli amici. Il calcio non appartiene alle élite, il calcio appartiene alla gente, il calcio è nostro.
Se dovessi rispondere alla domanda su cosa unisce di più in questa vita, direi l’amore e il calcio, o meglio l’amore per il calcio.

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