Bike Ride “Ho visto il mare e lo rifarei!” – intervista a Margherita
La nostra Bike Ride è oramai finita da qualche decina di giorni ma è stata un’esperienza troppo intensa e piena di contenuti per non condividerla con tutti e tutte voi.
Abbiamo deciso di intervistare le protagoniste di questo viaggio, tra chi ha pedalato e chi spesso è rimasta dietro le quinte, un lavoro fondamentale. Per ognuna di noi è stata un’esperienza incredibile eppure così diversa.
Iniziamo con chi, più di tutte, ha pedalato ed affrontato la Bike Ride da vera ciclo rider!
Intervistiamo Margherita.
Quale è il tuo rapporto con lo sport?
Ho sempre praticato diversi tipi di sport fin da piccola: sci, bici, calcio e molti altri.
Nonostante questa mia passione verso lo sport, ho scelto di non affrontare gare a livello agonistico, la competizione non mi è mai interessata.
L’ obiettivo della Bike Ride era quello di abbattere le barriere di genere nello sport, tu ne hai incontrate nella tua vita?
Fortunatamente nella mia vita ho incontrato poche barriere, la prima in assoluto è stata una barriera genitoriale. Ho dovuto aspettare fino ai 15 anni per poter giocare a calcio poiché mia madre non ha supportato questa mia scelta durante la mia infanzia. Ricordo di aver iniziato a giocare grazie alla figlia di una collega di mia madre che è riuscita ad “abbattere le barriere” che aveva mia madre nei confronti di questo sport.
Così come ha fatto lei anni fa, oggi anche io mi metto in gioco per facilitare l’avvicinamento delle bambine e ragazze al mondo dello sport cercando di abbattere quelle barriere culturali e non che hanno impedito e posticipato il mio incontro con il calcio.
Per questo motivo adesso alleno una squadra interculturale di calcio femminile a 5, le Queens.
All’inizio non è stato facile mettere insieme persone con background diversi, culture diverse ed esperienze di vita totalmente differenti. Questo però è il bello dello sport: unisce indifferentemente da chi sei.
Il lavoro di Coach ha molte difficoltà ma la cosa più bella sono le emozioni che le ragazze ti danno ogni volta che ci si vede.
Allenare le Queens non solo mi da la possibilità di trasmettere valori, competenze e parlare lingue straniere, ma da la possibilità a tante ragazze di trovare uno spazio libero e sicuro dove potersi sentire accolte.
Parliamo della bike ride – quale è stato il tuo ruolo?
Durante la Bike Ride mi sono occupata della parte logistica e tecnica (chilometraggio, tragitti e tappe) strutturando in toto il percorso in bici appoggiandomi ad applicazioni ed espert* del settore che hanno saputo consigliarmi i tragitti migliori.
Non essendo una ciclista e ricercando un target non necessariamente esperto ciclisticamente parlando, ho attentamente valutato tutta una serie di criteri per rendere il viaggio fisicamente sostenibile: durata di pedalata, chilometri, orari e pendenza dei tragitti.
Ho pensato ad un percorso alla portata di tutt*: ciclisti e non.
Perché la bici?
Balon Mundial è un’associazione famosa nel territorio torinese per utilizzare lo sport come mezzo di inclusione sociale, nello specifico il calcio.
Le mie colleghe ed io avevamo voglia di utilizzare uno sport diverso, accessibile in egual modo a tutt*. Abbiamo quindi pensato alla bici, mezzo assolutamente introspettivo e senza competizione alcuna.
La bicicletta ci ha effettivamente permesso di attraversare tutto il nord Italia portando il nostro messaggio fino a Zagabria.
Il momento più emozionante?
Il momento più bello per me è stato arrivare a Trieste, il decimo giorno della nostra Bike Ride.
Per raggiungere Trieste bisognava superare una lunga salita. Sono stati momenti di grande affaticamento fisico e mentale e poi, tutto d’un tratto, il mare!
In quel momento una serie di emozioni indescrivibili mi hanno attraversato mente e corpo: Finalmente ero arrivata dall’altra parte dell’Italia! Ce l’avevo fatta! Di fronte a questa visione e con questo pensiero ammetto di essermi commossa.
Il tuo motto della Bike Ride?
Volere è potere! Tutto sta nel voler fare qualcosa e lottare per raggiungere l’obiettivo, giusto o sbagliato che sia, basta volerlo, un modo lo si trova sempre.
La forza di questo progetto è stata incontrare persone. Il rapporto umano è stato fondamentale per la riuscita del progetto. Il contatto umano e la forza incredibile che ci hanno trasmesso le persone durante ci hanno dato la forza ed il coraggio di portare a termine l’impresa.
Ogni incontro è stato unico e speciale. Mi porterò sempre nel cuore Udine, dove Linda e Stefano Trecca, un caro amico che non vedevo da 10 anni, ci ha accolte in casa sua ed è stato come se il tempo non fosse mai trascorso.
Emozionante anche Monastier di Treviso, dove Guiberto e Laura Ninni Riva hanno organizzato un rinfresco al nostro arrivo e diversi incontri, trasmettendoci fortissimo supporto verso il nostro progetto.
Ricorderò inoltre sempre le parole di Anna, che ha pedalato da Roma a Treviso, e mi ha chiesto: “Quante cicliste donne avete incontrato durante tutto il percorso?” Poche, troppe poche, ho risposto io. Ed in effetti si sentono ancora pochi, pochissimi racconti di donne cicliste che intraprendono un viaggio da sole, magari di cicloturismo. Ci sono ancora tante barriere da abbattere, pregiudizi, timori legati al genere, la società non è ancora pronta ad accogliere una cicloturista sola? Non è detto.
Il tuo Momento più difficile?
Era il 7° giorno e la stanchezza fisica iniziava a farsi sentire. È stata una lunga tappa, circa 100 km e la fine sembrava non arrivare più. Li mi sono resa conto di avere una grandissima forza mentale e nonostante avessi potuto interrompere la tappa in qualsiasi momento, ho scelto di continuare e portare a termine anche quella giornata. Ripenso a questa giornata come superamento dei miei stessi limiti.
La bike ride mi ha fatto capire ed imparare molto sia su me stessa che sugli altri.
Su me stessa ho capito di avere grande forza mentale, sugli altri ho capito di come siano difficili i rapporti umani e di come sia necessario un continuo lavoro ed impegno per far sì che questi e la comunicazione funzioni. Un impegno che ripaga in pieno degli sforzi fatti, è stato infatti meraviglioso conoscere e condividere il nostro tempo, valori e obiettivi con tantissime persone.
Una volta tornata a casa posso dire che tutti gli incontri fatti in quei giorni mi hanno insegnato moltissimo e spero vivamente di aver portato il messaggio e passato il testimone ad altre ragazze che magari un giorno anche loro potranno affrontare nuove sfide e cambiare il mondo.
OVVIAMENTE LO RIFAREI!
“Bike Ride – The future is equal” è un’iniziativa resa possibile da adidas Breaking Barriers project
Un progetto di adidas, streetfootballworld e women win per supportare lo sviluppo dello sport femminile.
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