Il football3 torna in campo con “Uguaglianze in gioco”

Grazie al progetto “Uguaglianze in gioco” di UISP Torino siamo tornati in una scuola con il football3. E’ stato emozionante.

football3 nelle scuole

E’ Luca il football3 mediator che ha avuto la fortuna di tornare a proporre un’attività in presenza in una scuola insieme agli amici di UISP Torino. Un’esperienza emozionante e abbiamo chiesto a Luca di raccontarcela.

“Il ritorno a scuola, com’è andata?”

Per molti studenti era la prima volta in palestra dopo un anno e per quanto mi aspettassi di trovare un’esigenza forte di scaricare e giocare mi hanno comunque stupito l‘energia e l’adrenalina che avevano bisogno di sfogare i ragazzi. Non ho potuto fare a meno di pensare a quanto esse siano state limitate e contenute dal periodo di isolamento. Non soltanto c’era una grande voglia di giocare e correre ma la mia sensazione è che avessero bisogno di farlo insieme, come gruppo classe, una dimensione socializzante importantissima per le bambine ed i bambini. Credo che la grande attesa del momento li abbia portati ad essere particolarmente attenti nei momenti in cui venivano spiegate e definite le modalità con cui avremmo svolto l’attività per poi sfogarsi totalmente nelle fasi di gioco. Alternare momenti di attività motoria a momenti di confronto non è semplice ma l’attenzione è rimasta alta in tutte le fasi, inoltre le mascherine, la distanza in palestra dove di solito viene annullata sono elementi che sono stati interiorizzati cognitivamente molto bene. Se devo essere sincero tornare nelle scuole è stato un momento pedagogico in primis per me, spero possa esserlo stato anche per loro.

“Cosa ti ha emozionato di più?”

Con una classe ci sono stati durante la fase di gioco dei momenti particolarmente accesi. C’era tanta foga ed in parte credo che a prescindere dall’età e dai caratteri individuali non fossero più abituati a controllare i corpi e le energie in una dimensione di gioco collettiva. Si è creato un clima di entropia totale dove tra urla, pestoni e discussioni sulla validità o meno di alcuni gol ciò che mi ha preoccupato di più sono state le reazioni di alcuni bambini che facevano fatica a controllare l’adrenalina e la foga del momento. Come prevede l’attività del f3 però le “regole scelte” ci hanno permesso di mantenere il caos creatosi all’interno di una cornice sicura e tutelante. In ogni caso quando stavamo arrivando al momento di discussione finale avevo perso ogni speranza rispetto alla riuscita del terzo tempo in cui le squadre si devono parlare tra di loro e confrontarsi sul rispetto delle regole. Ho provato comunque a raccoglierli in gruppi ed incredibilmente di colpo si sono messi a parlare tra di loro, credo che la stanchezza abbia preso il sopravvento venendomi in aiuto e ci siamo quindi raccolti in cerchio per discutere come fosse andata l’attività. Abbiamo ragionato insieme sul fatto che mentre di solito le regole gli vengono calate dall’altro in quel momento si erano divertiti auto attribuendosi dei limiti da rispettare e delle regole di gioco tramite scelte collettive e condivisa. Per chiudere ho voluto mettere in luce che da esterno mi aveva particolarmente colpito come alcune ragazzine avessero partecipato con entusiasmo alle fasi di gioco incidendo sul risultato, driblando e segnando alcuni bellissimi gol. Su questa mia considerazione è sceso il silenzio ed è partito un auto-applauso spontaneo. Ho ancora i brividi se ci penso.

 

“Cosa ti piace del football3?”

Sicuramente il fatto che si tratti di un calcio diverso rispetto a quello performante che viene prodotto a livello mainstream e riprodotto nella quotidianità da chi lo pratica. Esistono moltissime contraddizioni all’interno della società in cui viviamo ed il calcio è una vetrina piuttosto fedele delle stesse. La disparità di genere è uno degli esempi più ecclatanti ed in una società maschilista si tende a considerare un vero sport quello praticato da uomini, gestito e governato da uomini per indirizzarlo agli uomini. Ciò non corrisponde alle innumerevoli possibilità che offre una partita di pallone ed inoltre è limitante per il movimento calcistico stesso. Costruire un momento di gioco in cui vi sia inclusività e partecipazione tanto da parte degli uomini quanto da parte delle donne permette non soltanto di buttare giù delle barriere solo ed esclusivamente concettuali ma anche di discutere su come sia possibile decostruire gli stereotipi. Prima li si porta sul campo e poi si prova a capire e a ragionare su come superarli tramite la definizione di regole comuni , questo esercizio può essere di crescita per chiunque.

Il tuo ruolo nel football3?

Il mio ruolo nel f3 attualmente è quello di promuovere il modello collaborando con Balon Mundial. Da circa un anno mi formo sul metodo e mi confronto con altri membri di questa realtà in merito alla costruzione delle attività di f3 con l’obbiettivo di renderle il più possibile inclusive, adattabili ai vari contesti e utili a trasformare momenti calcistici in opportunità di crescita e riflessione, sia individuale che collettiva. Siamo partiti prima della pandemia portando l’attività nelle scuole e anche se il covid ci ha impedito di proseguire con constanza sul campo abbiamo continuato in questi mesi a lavorarci online testando i manuali e l’app dedicata. Il confronto continuo, la progettazione di nuove pratiche e nuovi strumenti per far crescere il metodo ci ha permesso di arrivare ad una maggiore consapevolezza e poi ad “esportare” il modello formando altre realtà o associazioni che operano nel sociale utilizzando e interpretando il calcio come strumento per la lotta alle discriminazioni.

Vi interessa scoprire di più sul football3?

Nelle prossime settimana avremo la possibilità di far testare in anteprima la app con il corso di formazione.

Scriveteci se interessati!

 

 

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